Era il 1881 e un architetto inglese decise di intraprendere un viaggio tra Romagna e Marche, munito di taccuino per annotare ogni particolare. Il suo nome era Thomas Graham Jackson e aveva una particolare predilezione per lo stile chiamato neogotico, che recuperava atmosfere e stile gotici. Niente di nuovo, soprattutto in Inghilterra, dove questa tendenza ha prodotto dimore favolose e decorazioni di grande interesse. Ma il suo è anche un gusto, un modo di guardare i luoghi, un sentimento che spinge a cercare atmosfere cupe e spaventose anche semplicemente  in contesti urbani o extraurbani  non ancora troppo sviluppati. 

E come un luogo neogotico Jackson vede Pesaro, tanto che, dopo aver  notato  che la ferrovia  “segue la costa e corre parallela alla vecchia via Flaminia che portava da Ariminum a Pisaurum”, scrive che  “La stazione si trova un po’ fuori dalla città e cosi facemmo risuonare l’acciottolato di vie buie e tetre”. 

Oggi la zona del Trebbio è un’area di grande movimento che collega in modo veloce il centro storico alla prima periferia. Non avrebbe potuto immaginare Jackson che quell’area sarebbe diventata un crocevia affollato e che un ponte avrebbe completamente trasformato lo skyline che divideva la città dalla campagna.

Lui avrà sicuramente esagerato, ma possiamo immaginare che prima del 1891, anno in cui  viene collocato il  monumento di Garibaldi realizzato dall’artista Ettore Ximenes,   Pesaro fosse ancora  una città chiusa intorno al suo centro storico e che il trivium (il luogo in cui si incrociano tre strade) segnasse la fine della zona abitata e l’inizio della campagna con la Porta Collina che serrava l ingresso. 

Il volto della città era già cambiato molto  nei primi decenni dell’ ‘800, grazie a Giulio e Gordiano Perticari, con l’inaugurazione di un teatro ampio e moderno (1816-16) poi ristrutturato nel 1855; grazie a Pompeo Mancini a cui si era affidate la costruzione della Pescheria e gli Orti Giulii; nel 1861 si era inaugurato un osservatorio e nel 1891 si inaugurerà un auditorium; a porta Collina erano stati portati via gli alienati, ospitati in condizioni troppo precarie. 

Ma le infrastrutture cittadine si sviluppano a partire dalla fine del secolo. L’avvento della ferrovia nel 1861 aveva già scompaginato il paesaggio pesarese: verso Urbino, dove le mura scompaiono e si apre una nuova viabilità e così pure verso Fano, dove la campagna viene attraversata dai “velocissimi” nuovi mezzi di trasporto. Ma è negli anni successivi alla visita di Jackson che Pesaro apre le sue porte, anzi le abbatte, per ampliare il paesaggio urbano verso aree più ampie.

Ma cosa viene a fare Jackson a Pesaro?